Radici e Frutti
Non bisogna essere esperti di agricoltura per sapere che le piante che resistono di più e portano più frutto sono quelle con le radici più profonde.
La Bibbia parla tanto di radici, piante e alberi.
Fra i tanti, c’è un testo in 2 Re 19 che racconta della minaccia incombente degli Assiri, giunti a Gerusalemme per soggiogarla. Certo ormai di avere Giuda in pugno, il Generale al comando dell’esercito assiro oltraggia il popolo e Dio stesso vantandosi della propria invincibilità e dell’incapacità di Giuda e di Dio stesso di salvarli. Ezechia, re di Giuda, implora allora l’intervento di Dio, il quale decide di frenare miracolosamente la conquista degli assiri e di rimandarla a diversi decenni dopo. In risposta alla supplica di Ezechia, promette anche a Giuda che un residuo di questo popolo sarebbe scampato e avrebbe messo radici in basso e portato frutti in alto. Giuda sarebbe stato ancora benedetto e avrebbe benedetto altri.
Quando pensiamo all’adempimento di questa promessa, a breve e lungo termine, ci vengono in mente diverse cose. Primo fra tutti, il re Giosia, che succedette a Ezechia e che aiutò Giuda a ristabilire le sue radici profonde nella Scrittura e nel ristabilire tradizioni importanti. Ma soprattutto pensiamo a Gesù, il Messia, che uscì dalla tribù di Giuda! Lui, il Leone di Giuda, è stato ed è un frutto e una benedizione per tutti i popoli per l’eternità.
Il frutto più alto di tutti! In tempi di minaccia e di catastrofi preannunciate, Dio lasciò una speranza promettendo che ci sarebbe stato sempre un residuo del suo popolo ben radicato e fruttuoso. La promessa di migliaia di anni fa è vera ancora oggi e in tutta la storia: Dio ha continuato a lavorare per avere un popolo di adoratori in tempi belli e meno belli (ammesso che nella storia dell’uomo ci siano mai stati tempi belli). La promessa resta valida oggi, anche per gli adolescenti.
Quanti adolescenti Dio ha redento nella storia, non solo dando loro radici profonde in Lui, ma anche usandoli per opere incredibili! A partire da Giosia, che iniziò a regnare a soli otto anni, passando per i discepoli (si pensa che l’apostolo Giovanni avesse intorno ai sedici anni quando iniziò a seguire Gesù), e arrivando a Helen Cadbury (di cui abbiamo parlato in un altro articolo), per non parlare dei tanti ragazzi che oggi vogliono amare Dio e fare una differenza in questo mondo.
Che speranza questa per noi che lavoriamo fra gli adolescenti! I tempi che viviamo sono duri e le minacce, molto diverse da quella degli assiri, spesso ci spaventano e spengono tutti i nostri entusiasmi. Vediamo ragazzi con radici deboli e poco ambiziosi di usare la propria vita per qualcosa di grande. Ma nelle parole di questo testo in 1 Re, troviamo una speranza e una sfida ad affiancarli per far scendere sempre di più le loro radici nell’identità in Cristo, nel valore che solo l’amore di Dio assicura, nell’appartenenza alla sua famiglia, e nella consapevolezza che con Lui la propria vita può avere uno scopo unico e un impatto che trascende la storia. Affianchiamo i nostri ragazzi e chiediamo a Dio di continuare a fare lo stesso lavoro in noi, affinché le nostre radici siano sempre più profonde e i nostri frutti sempre più alti!